domenica 22 aprile 2012

Bang!



Stratificare per riempire un vuoto... come?

Godibile (performance) - livello strada
parole chiave: Convivenza, Casualità, Condivisione

Elaborazione (composizione) - primo livello seminterrato
parole chiave: Serialità, Armonia

Residuo (momento riflessivo / creativo) - secondo livello interrato 
parole chiave: Incognita, Sorpresa, Ingegno




Ingegno + Serialità + Armonia = Musica = Driving Force

Sauer vs. Me_Concept a confronto

Osservando la pianta dell'intervento di Sauer emergono degli elementi comuni alla mia idea progettuale.
Come mostro nello schizzo, ricomponendo verticalmente l'impostazione concentrica di "Penn's Landing Square", si può identificare il concept del mio "Residence in Music". La stratificazione si attuerebbe per suoli * sovrapposti non entrando in conflitto con il concetto di case basse legate alla strada e inscindibili da essa.
Inoltre, rileggo il low rise-high density come less space-more density pensando gli alloggi come elementi modulari di piccole dimensioni che sfruttano al massimo il lotto scelto.




*I livelli del progetto (descritti nel post successivo "Bang!") posso considerasi dei veri strati indipendenti, ognuno di essi può essere definito "suolo" della propria funzione. 

Louis Sauer - Penn's Landing Square, Society Hill, Philadelphia



Seguendo i suggerimenti dati da Bacon di inserire nella trama urbana preesistente nuove strutture in un recupero che rispetti l'ontologia* stessa del lavoro di “rinnovo del conservato”, Sauer, nel suo intervento usa questo doppio registro e riesce ad ottenere un'alta densità abitativa, mantenendo la struttura urbana preesistente.
Allontanandosi dai princìpi funzionalisti volti alla riproduzione e alla sovrapposizione di un pacchetto “modello”, con la sua triade cellula-pacchetto abitativo-edificio continuamente variabile e adattabile, Sauer sfrutta in modo funzionale le caratteristiche degli spazi, rileggendo di fatto le pratiche progettuali razionaliste.
Analizzando gli elementi concettuali che compongono il suo progetto finale**, possiamo riconoscergli una differente modalità di intendere il movimento urbano moderno: le finalità funzionali si inseriscono in una rete aperta alle specifiche esigenze di quella determinata area progettuale.
Funzionale, variabile e adattabile possono, dunque, essere sicuramente assunte come le tre direttrici analitiche dell'opera di Sauer.

* Più chiaramente, ci si riferisce al senso primario del recupero volto al mantenimento della parte esistente.

** Si vedano i 4 punti su cui si fonda il progetto:
- continuità del perimetro esterno a difesa della variazione spaziale degli spazi interni pedonali e collettivi; 
- articolazione anche formale di diversi fronti per aderire alle scale diverse di fruizione su cui insistono;
- inserimento di parcheggi sotterranei nella parte più bassa dell'isolato;
- localizzazione su due dei fronti esterni di ampie case a schiera.

Gli anni del Big Bang


Siamo nell'epoca che segue la rifondazione post-bellica, si vive tra i due blocchi, il terziario è cresciuto notevolmente (nel 1956 negli Stati Uniti gli addetti a questo settore superano i lavoratori dell'industri e dell'agricoltura sommati assieme), l'uomo arriva sulla Luna. La società è diventata di massa, ne conseguono nuove opportunità e nuovi problemi.
L'arte si interessa all'attualità, volge lo sguardo al quotidiano, non più con l'occhio neorealista dell'immediato dopoguerra, ma “pop”. L'artista riusa gli oggetti popolari (ad esempio, un barattolo di zuppa) per sovvertire le regole del gusto, esaltando a volte la loro bruttezza kitsch.
Gli architetti del tempo non rimangono estranei al cambiamento. Per l'architettura inizia l'era “anti-funzionalista”. In Gran Bretagna, nel 1961, nasce la rivista “Archigram” che propone idee nuove usando la tecnica del “collage”, ibridazione di generi: fumetto, pubblicità, cinema e televisione. Rappresentano lo slancio ottimista delle nuove possibilità della società contemporanea. In Giappone, i Metabolisti, si concentrano sulle continue mutazioni delle metropoli. Si esplorano nuovi temi e diversi approcci alle città e alle parti che la compongono.
Si arriva quindi al vero “Big Bang”. L'architettura perde il suo carattere disciplinare tradizionale per lasciarsi influenzare e motivare dagli elementi più disparati. Può essere attratta dalla scienze esatte o dalle discipline artistiche, da ragionamenti economici o filosofici. La storia diventa un importante attrattore, “della storia non si può fare a meno”, è un campo di cui l'architetto deve tener conto e a cui attingere per esprimere la loro eccentricità e singolarità. Viene negato il metodo “tabula rasa” dei funzionalisti che ragionando in termini industriali non avevano bisogno di un passato, tant'è che al Bauhaus non si insegnava la storia dell'arte. Dalle analisi delle grandi architetture del passato si desumono delle leggi con cui strutturare nuovi progetti o con le quali dialogare.
Da questa dialettica emergono anche delle esperienze personali, figure singolari che approfondiscono dei loro concetti elaborando una loro personale architettura, è il caso di Paolo Soleri e della sua “Arcologia” (architettura e ecologia) o di Giovanni Michelucci. In questo contesto è importante lo studio sul paesaggio metropolitano, del pittore Constant Nieuwenhuys con la sua “New Babylon”.
Il problema maggiore emerso dall'analisi dell'opera post-bellica è la pianificazione urbana. A distanza di più di un decennio dalla costruzione dei nuovi quartieri e delle periferie, sono evidenti i difetti degli interventi basati sui i principi dei CIAM e della Carta di Atene. Le città pensate come assemblaggio di macchine perfette, ossia le abitazioni funzionaliste, non riescono a sopportare le esigenze di una società in continua trasformazione. É proprio Constant che scrive sulle città:

“La mancanza totale di soluzioni ludiche nell'organizzazione della vita sociale impedisce all'urbanistica di elevarsi al livello della creazione, e l'aspetto squallido e sterile della maggior parte dei nuovi quartieri ne è un'atroce testimonianza”.

Le città non possono più essere ragionate solo in termini quantitativi, si deve progettare per l'Homo Lundens (dal titolo del libro di J. Huizinga), ossia l'uomo del tempo libero.
La prima critica alla Carta d'Atene è di non aver osato, i progetti non erano abbastanza forti, non erano estremi. Si pensano quindi a strutture d'impatto che si pongano in relazione/contrasto con il paesaggio. Grandi edifici che prediligono il cemento armato di gusto brutalista. Sono le cosiddette “magastrutture”. Organismi basati sulla sezione a galleria o della gradinata, nascono gli streetdecks. Le più famose sono: il Corviale di Roma (1972-79) , Forte Quezzi di Genova (1956-68), Alexadra Road House di Londra (1968-72). Questo estremismo risulta inefficace poiché il risultato è un totale “scollamento” tra gli edifici e lo spazio urbano, ed inoltre portano alla luce il fallimento di una logica industriale nei confronti di situazioni complesse.
Ci si interroga quindi su quale sia il modo di vivere nelle città, le relazioni tra esistente e preesistente, quali siano le ricadute psicosociali delle scelte progettuali. Smithson nel 1982, riassume così questa riflessione:

 “L'architettura non offre semplicemente lo sondo per le relazioni esistenti, ma le può creare. É una forza attiva della vita stessa. Non è più sufficiente “ fare degli edifici”, dobbiamo crearli in modo tale che diano significato allo spazio attorno ad essi nel contesto dell'intera cominità”.

Si progetta prendendo in considerazione molti parametri, come ad esempio l'orografia, che Giancarlo de Carlo usa per il suo collegio universitario di Urbino o il Siedlungen Halen a Berna dell'Atelier 5. Si osserva il tessuto e quindi il contesto. Un edifici non viene più considerato un vassoio su cui poggiare un volume puro. Si arriva al concetto di “scena urbana” e alla definizione dello spazio pubblico. Aldo Rossi scrive “l'architettura della città”, ogni architettura è di per se stessa una prefigurazione di un fatto urbano. Ogni architettura è forma indipendentemente dalla funzione.

martedì 10 aprile 2012

From "Music in Residence" to "Residence in Music"



Aumenta la componente "Living". Gli alloggi previsti non saranno ad uso esclusivo dei musicisti ma potranno essere affittati da qualsiasi tipo di utente. 

Un luogo del cuore_Cimitero acattolico alla Piramide Cestia


Spontaneità: gli elementi che compongono questa porzione del cimitero sono progettati singolarmente e in epoche molto distanti, il progetto finale nasce spontaneamente.
Convivenza: epoche, stili, materiali sono tutti gli elementi eterogenei che si combinano perfettamente
Casualità: le tombe sembrano posizionate in modo casuale dando maggior naturalezza al luogo
Conseguenza: la storia e gli eventi hanno creato un luogo unico


Cosa mi ispira? Nuovo padiglione fondazione Serralves a Oporto

Cosa mi ispira? Casa del Fascio a Como

Cosa mi ispira? Cantina Marchesi Antinori a Bargino